Per un quarto di secolo ci ha emozionato con i suoi goal e le sue magie coi piedi. Per un quarto di secolo ha indossato sempre la stessa maglia, quella della sua Roma. Per un quarto di secolo ha rifiutato tutte le offerte che gli sono arrivate, alcune anche molto cospicue, e ha scelto col cuore e l’orgoglio di restare coi suoi tifosi.
Dopo un quarto di secolo, domenica scorsa, Francesco Totti ha fatto l’ultimo giro di campo del suo amato Olimpico, assieme alla sua famiglia, ringraziando uno stadio pieno di tifosi che gli hanno reso omaggio con striscioni, cori e soprattutto lacrime. Tante lacrime. Il momento della sua lettera d’addio, che riportiamo qui grazie al sito Mondiali.net, è stato uno dei più commoventi nella storia del calcio.
Grazie Roma, grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici. Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. È impossibile raccontare ventotto anni di storia in poche frasi. A un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto e così il tempo ha deciso. Maledetto tempo. Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: Dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati i pantaloncini e gli scarpini, perché tu da oggi sei un uomo e non potrai più sentire l’odore dell’erba così da vicino. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi – ha aggiunto – ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano Tottigol. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai (e dagli spalti in tanti urlano, “nooo!”, ndr). Spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura. E non è la stessa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore. Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà dopo. Concedetemi un po’ di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre la mia vita: smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato ventotto anni di amore. Vi amo.
Con Totti se ne va un pezzo del calcio italiano e un pezzo della vita di molti di noi.
Ci mancherai, capitano, grazie di tutto!